UMANOEDIVINO
Blog di un gruppo di comunione del Movimento Ecclesiale Carmelitano di Brescia
lunedì 1 gennaio 2024
Omelia card. Pizzaballa dell' 1 Gennaio 2024
Omelia Maria Madre di Dio 2024
Pierbattista Pizzaballa
Notizie , Celebrazioni
gennaio 1, 2024
Omelia Maria Madre di Dio 2024
Messa per la Pace
Patriarcato Latino, 1° gennaio 2024
Eminenza Reverendissima,
Eccellenze, Reverendissimi Padri,
Carissimi Fratelli e sorelle,
il Signore vi dia pace!
Sono solito iniziare le mie omelie e i miei discorsi con questo saluto, che sembra più ormai una formalità, una cosa che si dice senza pensarci molto, e forse anche senza crederci più di tanto. Eppure, quel saluto dice una grande verità, cioè che la pace viene da Lui, dal Signore Gesù, che essa è espressione della sua bontà. Non è questo il momento né la sede per entrare in giudizi e valutazioni sulla situazione che stiamo vivendo. Ne abbiamo già ascoltati abbastanza. Non cambieranno il corso degli eventi, e ci lasceranno come prima. Qui, oggi, dobbiamo e vogliamo rivolgere il nostro sguardo a Cristo e da Lui attingere la forza necessaria per rinsaldare la fiducia, ferita da tanto dolore.
Cristo è la nostra pace. Lo sappiamo e lo crediamo. E crediamo che con il Natale è iniziato un nuovo modo di vivere le vicende umane. Ce lo diciamo continuamente in questi giorni. Eppure, quanto stiamo vivendo sembra dirci che ciò che crediamo e affermiamo, è lontano da ciò che realmente sperimentiamo. Come ho già ripetuto forse anche troppe volte, tutto oggi parla di divisione, odio, rancore, sfiducia.
Dobbiamo riconoscerlo, la guerra e il suo contesto, è purtroppo l’ambiente naturale dell’umano. Da Caino e Abele, l’uomo non è mai stato esente da sentimenti di gelosia, di paura, di ansia di potere, di rivalsa, di vendetta e di possesso. La guerra, personale o pubblica che sia, è ciò che da espressione a quei sentimenti negativi, all’incapacità di risolvere i conflitti senza necessariamente prevaricare, senza violenza. Dagli inizi della storia, fino ad oggi, insomma, l’uomo è posto di fronte alla libera e responsabile decisione di come relazionarsi all’altro, di come e su cosa costruire la sua esistenza. E spesso, riconosciamolo, al centro della propria esistenza non c’è la legge di Dio. Senza Dio o, peggio, quando si usa Dio per giustificare scelte di potere di qualunque tipo, il mondo è facilmente in balìa di chi vuole dividere e distruggere.
Ma se è vero che il cuore dell’uomo è inclinato al male e alla violenza, è anche vero, tuttavia, che in esso sussiste anche un desiderio di pace e di vita, che anch’esso attende di trovare espressione.
La nascita di Cristo, dunque, non ha cancellato il male, ma ha dato espressione e ha reso visibile una volta per tutte quel desiderio di pace e di vita che sussiste nel nostro cuore e nel cuore di ogni uomo. San Bernardo, in uno dei suoi discorsi, che abbiamo letto qualche giorno fa, dice: “Fino a quando dite: Pace, pace, e pace non c'è? Ma ora … la testimonianza di Dio è diventata pienamente credibile (cfr. Sal 92,5). Ecco la pace: non promessa, ma inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente”.
Gesù non ha risolto alcuno dei problemi sociali e politici del suo tempo, ma ha indicato una via, che ancora oggi è la strada maestra per chi vuole costruire contesti di pace, anche qui, oggi, nel tormentato e conflittuale Medio Oriente: l’incontro. Promuovere, ricercare, costruire, custodire il desiderio di incontro. In fondo, se ci pensiamo bene, vuol dire vivere seriamente il Vangelo, e assumerlo come criterio fondamentale per le scelte di vita.
Il serio desiderio di incontro comporta necessariamente dare fiducia, accettare di fare posto ad un’altra voce oltre che alla propria. Non di rado richiede anche di rinunciare o mettere da parte qualcosa di proprio, una visione, un’opinione, un’attesa…
In questi nostri contesti di conflitto quasi permanente, dove la religione, la politica, l’identità nazionale si mischiano continuamente, creando così un ginepraio quasi inestricabile, incontrarsi richiede coraggio e pazzia. Di generazione in generazione, infatti, narrative diverse e opposte le une alle altre alimentano il sospetto e la sfiducia reciproca tra gli abitanti di questa Terra, e coltivano nella coscienza di tanti lo spirito di conquista, di violenza, di disprezzo per chi è diverso da sé. Sono narrative che inquinano il cuore di tanti, che a causa di tutto ciò faticano a comprendere ogni possibile proposta di incontro, e confondono sempre più spesso la pace con la vittoria. È un equivoco che ricorre spesso, forse non solo in Medio Oriente.
La pace, dunque, quella vera, quella costruita su un sincero desiderio di incontro, di accoglienza e di fraternità, richiede necessariamente anche un cammino di conversione. Si tratta prima di tutto di cambiare il proprio modo di pensare, di liberare il cuore dallo spirito di violenza, di conquista e di rivalsa. Abbiamo tutti bisogno di conversione, di purificare il nostro modo di guardare le vicende della vita, di costruire contesti di bellezza. Non c’è pace senza conversione. Non possiamo vivere e parlare di pace, se il nostro cuore non è rivolto a Dio, se la nostra vita non è veramente abitata dalla sua presenza, se non sentiamo il bisogno di chiedere, giorno dopo giorno, il suo perdono. Se non siamo capaci di gesti di tenerezza e di fiducia.
La pace esige anche che si faccia verità nelle relazioni, che si arrivi a riconoscere il male compiuto e subito, cosa mai facile e sempre dolorosa. Fare la verità, assumersi la responsabilità dei mali e dei torti subito o a volte commessi, non è mai scontato e richiede grande coraggio e un amore sincero. La verità, tuttavia, diventa completa quando incontra anche il perdono. Sono necessari l’uno all’altra. Una verità che non è illuminata dal desiderio di perdono, rischia di diventare recriminazione, occasione di scontro e di solitudine.
L’uomo da solo non è in grado di vivere a questa altezza, non è in grado di innalzarsi a questo modello di vita. È una grazia, è un dono, che riceviamo dall’alto. Perché “se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3) Per questo siamo qui oggi, per chiedere la grazia di questo dono, per chiedere a Dio di renderci capaci questo sguardo, di non abbandonarci alle nostre paure, in balia di pensieri di morte e dei suoi pungiglioni (1Cor15,55).
Sono sempre più convinto che in questo contesto così complesso, la vocazione e la missione principale della piccola comunità cristiana sia proprio questa: custodire il desiderio di incontro, coltivare la libertà nei confronti di tutti, superare i confini etnici, religiosi e identitari di vario genere che, pur non scritti, sono comunque rigidissimamente scritti nella coscienza di questi nostri popoli. Non si tratta di cancellare le proprie appartenenze, che sono invece buone e necessarie, una base solida sulla quale costruire la vita comune. Ma di non renderle solamente delle fortezze inespugnabili, baluardi inaccessibili, presidi da difendere.
Sono tanti gli uomini e le donne di ogni fede che ancora oggi, anche qui in questa Terra martoriata, sono capaci di questa testimonianza. Ma ci serve anche la testimonianza di una comunità, che sappia vivere, al suo interno innanzitutto, e in contesti aperti e condivisi, questa libertà. E la nostra piccola comunità cristiana potrebbe fare questa differenza. È il mio sogno ed è la pazzia che vorrei condividere con tutta questa piccola e amata chiesa di Gerusalemme.
Come ho già detto altrove, infatti, la differenza cristiana, infatti, non consiste nelle nostre forze, nelle nostre proprietà, nel nostro eventuale prestigio. La differenza cristiana sta nelle nostre scelte di riconciliazione, di dialogo, di servizio, di vicinanza, di pace. Per noi l’altro non è un rivale, è un fratello. Per noi l’identità cristiana non è un baluardo da difendere, ma una casa ospitale e una porta aperta sul mistero di Dio e dell’uomo dove tutti sono benvenuti. Noi, con Cristo, siamo per tutti.
Chiediamo alla Vergine, Madre di Dio e madre nostra, di invocare su di noi il suo sguardo di madre, di tenerezza di cui abbiamo tutti così tanto bisogno, e ci renda, per questo nuovo anno che inizia, protagonisti credibili del nostro desiderio di pace per questa nostra Terra Santa
Presepi di Brescia 2023 - mio video
Una visita ai bei presepi nel Duomo Vecchio di Brescia e a S. Francesco
Con gli auguri di buon anno 2024 - canto coro San Luca
Che sia un anno Fonte di gioia... Fonte di Luce e di Canto per tutti voi! 🎉🎉🎉🎉🎉🎶🎶🎶🎶🎶😲😲😲😲😲
martedì 5 dicembre 2023
I Giovani del Movimento Ecclesiale Carmelitano alla GMG 2023 di Lisbona (testimonianze)
Un’esperienza così non può restare confinata in un angolo della memoria, semplice rifugio nei momenti di difficoltà. Deve essere custodita e ricordata affinché porti frutti nel futuro, si spera a partire dal primo momento che si passa a casa, ma in realtà per ciascuno secondo i propri tempi e il piano di Dio.
Sacerdoti e Padri Carmelitani : guide nel cammino della mia vita cristiana
Don Gino Regosini al centro,con Don Luigi Bracchi alla sua destra e don Federico Pellegrini
Padre Antonio Maria Sicari al centro,con Padre Gino Toppan alla estrema sinistra della foto e padre Gianni Bracchi alla destra della foto.
Don Gino Regosini,mio parroco al Villaggio Badia a Brescia,quando ero ragazzo.
Don Luigi Bracchi,mio indimenticabile curato e padre spirituale alla Badia e in seguito fino alla sua morte di qualche anno fa.
Don Federico Pellegrini,mio curato alla Badia,ora Abate a Pontevico
Padre Antonio Sicari,padre Spirituale e fondatore del Movimento Ecclesiale Carmelitano,ora vive nel Convento dei Carmelitani di Adro.
Padre Gino Toppan,preside ora alla Scuola Madonna della Neve ad Adro,celebrante del mio matrimonio,guida del Movimento Di Comunione e Liberazione anni fa,guida del Mec.
Padre Gianni Bracchi,vive nel Convento dei carmelitani di Trento,padre Spirituale e guida dei Novizi,compositore bellissimi canti (Il Mistero..)
Un Grazie al Signore per la loro amicizia e la loro guida spirituale...prego per loro...
lunedì 4 dicembre 2023
domenica 3 dicembre 2023
Ritiro di Inizio Avvento Mec 2023 (p. Aldino Cazzago)
“Veniva nel mondo la luce vera”
Meditazione di inizio Avvento
di padre Aldino
Cazzago - 3 Dicembre 2023 Adro
La meditazione verterà su quattro punti:
L’Incarnazione :dove?
La reazione del mondo all’incarnazione
Perché insistere
sul termine Mondo?
Il compito dei cristiani e della Chiesa alla luce del
l’Incarnazione
Preambolo
Nella notte di Natale accade tutto ciò che poi accadde
(Pasternak) L’Incarnazione significa l'estremo compimento del darsi di Dio al
mondo. Quali grandi scenari spalanca l’Incarnazione!
Primo punto:
L’incarnazione:dove? Gesù viene nel mio cuoricino, nell’Eucaristia.. ma dove si
è incarnato il Signore? Nel Mondo.. In Cesare Augusto.. Che non è il “nostro
“mondo ristretto. Nel mondo 80 milioni di persone vivono con solo un dollaro Il
20 per cento con solo 2 dollari Il 60 per cento con meno di 10 dollari 300
milioni di bambini sono in assoluta povertà. In Libano il 76 per cento della
popolazione è in povertà e l'inflazione è al 156 per cento. Questa è la Realtà,
meglio dire parola realtà al posto della parola mondo..Realtà vuol dire tutto.
Perché “Nel Cristianesimo tutto sta nell’Avvento, nel trasferimento dentro al
quotidiano” (Salamov)
Secondo punto : La reazione del mondo all’incarnazione
Alcuni sono felici.. Noi… “Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le
nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi
il luogo della nostra santità. Noi crediamo che niente di necessario ci manca.
Perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato.”(Delbrel)
Altri dicono che bisogna sbarazzarsi di Cristo… “Se la parola apostolato è ormai
così fuori moda non è per caso perché il mondo ci ha resi così timidi al suo
cospetto? È più gradito a volte essere uccisi che sentirsi rispondere : ti
ascolteremo un’altra volta.. (Delbrel) La maggior parte vivono come se Dio non
esistesse.. “.. hanno eretto un altare al Dio ignorato (Giovanni Paolo II) Le
ricchezze del Vangelo non sono quotare al mercato. In Italia il 30 per cento non
si dichiara cattolico Il 18 per cento va a messa Il 57 per cento crede in Dio IL
37 per cento Non crede in Dio.
Terzo punto : Perché insistere sul termine Mondo?
Nell'antichità il termine mondo era di un essere minore.. Dio non poteva
immischiarsi del Mondo.. Nati per caso.. In un esistenzialismo ateo.. Per la
Bibbia invece Dio ha fatto il mondo ed era una cosa buona. Tutte le cose sono
state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Certo il mondo è stato segnato
dal peccato ma Dio è andato in ricerca del mondo… Col suo Figlio unigenito..E’
una Rivoluzione. Dio è Amore Dio è Luce che vince le Tenebre.. E noi in Lui
diventiamo Luce del Mondo. Dio ha amato e ama sempre il mondo.
Quarto punto:
Qual è il compito dei Cristiani, della Chiesa e del Mec? DIVENTARE UNO SPAZIO
LUMINOSO DI LUCE CHE PERMETTE ALL’AMORE DI DIO DI ILLUMINARE IL MONDO. Maria è
stata la prima forma del mondo che ha fatto spazio all’incarnazione. Da Lei
siamo poi anche noi mandati al mondo. “.. Occorre stare nei crocevia
dell’oggi”(papa Francesco) “ I mali di oggi sono sfide per crescere”(papa
Francesco)
Concludiamo con le bellissime parole di S. Giovanni Paolo II : “ Il
mistero della notte di Natale dura senza intervallo. Esso riempie la storia del
mondo e si ferma alla soglia di ogni cuore umano. È ogni uomo di tutte le epoche
può dire al Verbo che si è fatto carne : io non ti accolgo, non c'è è posto… “
Accogliamo con gioia Gesù, luce vera del mondo.
Buon cammino di Avvento…
Padre
Aldino Cazzago (dai miei appunti della sua meditazione )
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